Cordova

 
 
Federico García Lorca
 
Canción de jinete

Córdoba.
Lejana y sola.

Jaca negra, luna grande,
y aceitunas en mi alforja.
Aunque sepa los caminos
yo nunca llegaré a Córdoba.

Por el llano, por el viento,
jaca negra, luna roja.
La muerte me está mirando
desde las torres de Córdoba.

¡Ay qué camino tan largo!
¡Ay mi jaca valerosa!
¡Ay que la muerte me espera,
antes de llegar a Córdoba!

Córdoba.
Lejana y sola.
Canzone del cavaliere

Cordova.
Lontana e sola.

Cavalla nera, luna grande,
e olive nella mia bisaccia.
Per quanto conosca le strade
non arriverò mai a Cordova.

Per il piano, per il vento,
cavalla nera, luna rossa.
La morte mi sta guardando
dalle torri di Cordova.

Ahi che la strada è lunga!
Ahi mia cavalla coraggiosa!
Ahi che la morte mi aspetta,
prima di arrivare a Cordova!

Cordova.
Lontana e sola.
La traduzione

Ancora una volta tradurre poesia si svela, in un primo momento, avvilente. Le parole di una lingua non sono mai adatte alle parole di un'altra lingua. Ma ecco che lasciandole sedimentare, germogliare, nell'udito e nella mente, si illuminano di luce nuova: le frontiere linguistiche sfumano, e ogni lingua diventa tutte le lingue, l'unica lingua universale.
Jorge Luis Borges si dichiarava contrario alla traduzione della Divina Commedia in spagnolo (o del Chisciotte in italiano, fa lo stesso), perché, diceva, alimenta la superstizione che lo spagnolo e l'italiano siano due lingue diverse. Lo trovo geniale, ma vorrei andare ancora oltre, perché per me la traduzione è un'arte, direi, manuale, che intesse, come fosse di vimini, la lingua del mondo.
Cordova

Riguardo a Cordova, è senz'altro una città di evocazioni letterarie e/o esotiche; non per niente José Ortega y Gasset la paragonava a un roseto capovolto, con le radici in aria e i fiori sotto terra.
Eppure, perché no? Perché non rivalutare la letteratura esotica e la poesia proprio in questi tempi superficiali e violenti, di plastica e sangue, di guerre e deportazioni, di cinismi e materialismi sordidi e di comodo? E chi vi legge ingenuità abbia vergogna della propria complicità.

Propongo quindi Cordova, la sua storia, e la letteratura in genere, come baluardi in difesa delle origini spurie del mondo.


Vorrei dedicare questa pagina alla mia insegnante di italiano del Liceo, la professoressa Ceresa, che proprio questo testo di Federico García Lorca volle proporci come tema in classe nei pessimi anni ottanta del secolo scorso. Una donna coraggiosa.


Poesia: Federico García Lorca
Traduzione, note e foto di Cordova: Lino Graz
CapGazette 9/2015

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