Libro di candele

Eugenio Baroncelli
Libro di Candele. 267 vite in due o tre pose
Sellerio Editore

Fabrice Gambs, orologiaio in Anversa
«I make a trip to each clock in the apartment: some hands point hystrionically one way and some point others, from the ignorant faces» E. BISHOP

Nacque ad Anversa nel 1901. Visse una lunga vita nella bottega di orologiaio che aveva ereditato dal padre e che gli faceva da casa. Tic tac. La musica di cento orologi, uno che andava avanti e uno che andava indietro, entrava nei suoi sogni con ingranaggi, lancette e numeri romani. Morì quietamente nel sonno, come Edward Fitzgerald, senza sapere che ora fosse.

Lütfi di Bukhara, attaccabrighe

Litigò con tutti, i re che lo chiamavano a istoriare i loro libri e perfino l'arte della miniatura, della quale fu maestro fra i più grandi. I re li piantava perché di pittura non capivano niente. I suoi mirabili disegni, per capriccio o per insoddisfazione, li lasciava a metà. Oppure tracciava sulla pagina figure estranee all'evento: un cane sospettoso, una nuvola nel cielo sereno o un principe senza speranza. La vecchiaia, che un vizio agli altri aggrava, a lui lo tolse. Scovò lo sperduto laboratorio di miniatura di un khan che dominava un impero di nude montagne e là lavorò senza uno screzio per venticinque anni, fino all'ultimo giorno della sua vita. «Questo paese è piccolo ma ama la miniatura», lo si sentiva dire. Nessuno lo sentì mai aggiungere che quel khan era cieco.

Peter, scricciolo dell'isola di Steven

Una volta che ebbe imparato a volare, la madre lo ammonì: adesso non volare troppo. Di là dal nido c'è il Male: ci sono il cielo macchiato di predatori e l'infinito mare di Tasmania. Secondo Tolley Falluger, affettuoso censitore di scriccioli, fu divorato dal gatto del guardiano del faro nel gennaio del 1984.


Grigori Teplow, rilegatore eroico

Che cosa sono i libri? Un tempo, nel millenario Oriente, il Sultano vittorioso faceva a pezzi quelli dello sconfitto perché da quelle pagine sconciate ne nascessero altri, più preziosi e tutti suoi. Quando arrivò a Parigi da San Pietroburgo, dove era nato nel 1702, scoprì che nel frivolo Occidente quella vanitosa ferocia era diventata una moda. I librai parigini conservavano bauli pieni di pagine scompagnate, che vendevano per poco ai bon vivants perché si divertissero a ricomporle in un caotico insieme che parlava degli argomenti più disparati. Lui, povero, più ambizioso o più folle, si mise a rastrellare migliaia e migliaia di quelle pagine fortuite per ritrovare il libro intero a cui certune dovevano pur appartenere. L'odore vertiginoso delle colle e dei solventi gli diede capogiri cronici. Gli eterni pellegrinaggi da una libreria all'altra gli diedero l'andatura di uno zoppo. Si rovinò gli occhi. Si macchiò le mani di un colore che non va più via. Quel sogno occupò tutte le sue notti. Morì dimenticato e più povero di prima nel 1774. Poteva essere William Burroughs e non lo fu. Mancò il futuro di un soffio.


Samuel Beckett
«Fallire di nuovo, fallire meglio» S. BECKETT

Parigi, cimitero di Montparnasse, 26 dicembre 1989. È tutti e nessuno. È bello come un santo. Lasciato un nulla, oggi ne esplora un altro con i suoi occhi da sparviero. È morto da quattro giorni. Viene sepolto, come voleva, accanto a Suzanne. Dieci persone, non una di più, lo accompagnano alla tomba. Venti giorni prima, il 6, Edith Fournier lo ha trovato esanime sul pavimento del bagno, fulminato da un ictus. Poi lo hanno sentito delirare e biascicare versi di Verlaine e Tennyson, ma la sera dell'11, per il pittore Avigdor Arikha che gli ha fatto visita, ne ha improvvisati due dei suoi: «Le médicin nage, le malade coule» (il dottore nuota, il malato affoga). Un lucido gioco di parole, visto che il suo medico curante si chiama Coulamy. Cinque giorni dopo, il 31, la poetessa Anne Atik torna sulla tomba e ci trova un biglietto giallo del métro, su cui qualcuno ha scritto: «Godot arriverà».


Testi tratti da: © Eugenio Baroncelli, Libro di candele. 267 vite in due o tre pose, Sellerio Editore, Palermo, 2008.
Foto: © Cap Gazette
Nov 2014