Per entrare al 'Museu del Joguet de Catalunya' di Figueres calpesto il gioco del mondo, quello che in realtà io ho sempre chiamato 'gioco della campana' e che qualcuno conosce anche come 'gioco della settimana', a seconda della parte d’Italia dove si è cresciuti. Oppure rayuela, xarranca, hopscotch, marelles, ula, tempelhupfen se siamo stati bambini in Argentina o in Catalunya, in Inghilterra o in Francia, in Nepal o in Germania. Una volta dentro, una riproduzione della Tour Eiffel del 1929 mi sembra lì per lì un bel modo per accogliere i visitatori che, oggi per lo meno, sono soprattutto francesi (fra un po’ capirò che la struttura vuole essere un esempio di grande meccano: 9.832 pezzi e 8.623 viti).
Il confine con la Francia è effettivamente a pochi chilometri da Figueres, nota prevalentemente per lo strampalato e capriccioso museo voluto da Dalì, che è infatti il motivo principale del passaggio in città di molti turisti. Mi chiedo se la vicinanza tra i due musei giovi al più piccolo o saranno solo coloro che viaggiano con bambini a visitare anche il 'Museo del Giocattolo'? Fosse così sarebbe un peccato, venendo qui incontreremmo infatti un grillo parlante desideroso di riaccompagnarci tra le stramberie dell'infanzia nostra, dei nostri genitori, nonni e bisnonni. Forse il grillo ce le canterebbe pure, per essere diventati troppo seriosamente adulti, e di un grillo parlante c'è da fidarsi...